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FFS Cargo: Cosa penso di «G-enesis»

Nel 2012 Nicolas Perrin, CEO di Cargo, definiva l’inaugurazione del terminal di Cadenazzo «un chiaro impegno a favore del trasporto sostenibile a carri completi». 2025: Cargo intende abbandonarlo. © FFS / Bernhard Lochmatter

Ecco le opinioni delle sottofederazioni SEV, di dipendenti e di segretari sindacali sulle riorganizzazioni in corso presso Cargo, rispettivamente previste dal progetto «G-enesis».

Abbiamo inoltre richiesto il parere della presidente dell’associazione Pro Alps (già Iniziativa delle Alpi), che si batte da anni per trasferire il traffico dalla strada alla ferrovia.

Christian Eichenberger, vicepresidente centrale della sottofederazione del personale di manovra (RPV): sono molto preoccupato per questa riorganizzazione di FFS Cargo, che si prospetta molto diversa da tutte quelle, e sono molte, che ho vissuto in passato. Nessuno di noi sa se avrà ancora un posto di lavoro o se sarà vittima dei tagli della riorganizzazione. Ciò genera paure esistenziali. Spingere i clienti di FFS Cargo sulla strada o verso la concorrenza, in quanto d’accordo o non in grado di pagare i prezzi richiesti, mi sembra un approccio sbagliato. Mi chiedo come si intenda concretizzare la volontà popolare di trasferire le merci su ferrovia.

Hanny Weissmüller, presidente centrale della sottofederazione del personale di locomotiva (LPV): lo smantellamento in atto presso FFS Cargo preoccupa, in quanto non è nell’interesse né della popolazione, né dell’obiettivo a lungo termine di trasferire il traffico dalla strada alla ferrovia. Sembra proprio che si stiano forzando i tempi di questa riorganizzazione, senza tener in alcun conto le gravi conseguenze che avrà sulle capacità e le conoscenze ferroviarie. Si tratta di autentici tesori che, una volta dilapidati, non potranno essere ricostituiti in tempi brevi. Le riorganizzazioni in atto presso Cargo non comportano solo perdite di posti di lavoro, ma compromettono anche il know-how e l’efficienza stessa dell’esercizio ferroviario. Avvertiamo già le prime conseguenze di queste misure e dobbiamo aspettarci che la situazione peggiorerà ulteriormente, se non smettiamo di smantellare.
Come sindacato SEV-LPV chiediamo alla direzione di FFS Cargo una strategia chiara, che privilegi il mantenimento dei posti di lavoro e delle conoscenze e che punti alla sostenibilità a lungo termine del trasporto merci su rotaia. Ci aspettiamo maggior trasparenza e considerazione delle esigenze del personale e della comunità. Siamo sicuri che lo smantellamento sia il metodo migliore per garantire un futuro alle ferrovie? Non dovremmo invece investire maggiormente nell’ampliamento e nel consolidamento di FFS Cargo per disporre di un trasporto più efficiente e rispettoso dell’ambiente?

Fabio Morandi, presidente della sezione RPV della Svizzera sudorientale: «questa è la terza ristrutturazione in otto anni alle dipendenze di FFS Cargo. Le mie colleghe e i miei colleghi non capiscono veramente più in quale direzione l’azienda voglia svilupparsi. Le condizioni quadro in Europa sono paragonabili: dappertutto, vi è la concorrenza dei camion, vi sono industrie e potenziali clienti. Nonostante ciò, stanno tagliando dappertutto, perché il traffico merci su ferrovia non permette di realizzare utili. DB Cargo risparmia a più non posso e altre ferrovie, come la DSB o la NS hanno praticamente dismesso la loro rete di traffico a carri isolati e si limitano a servire i clienti maggiori o il traffico di transito. Dappertutto si taglia e solo in Svizzera vi è chi è convinto di poter realizzare utili con questi trasporti. Per me rimane un’utopia.
Noi abbiamo invece bisogno di un obiettivo chiaro impartito dalla nostra direzione, accompagnato da un masterplan realistico che indichi come raggiungerlo. Collaboratrici e collaboratori non si sentono più considerati né motivati, ma solo un aspetto del problema. Nei locali di pausa sento sempre più spesso che giovani colleghi e colleghe accettano offerte dal privato, in quando non vedono più un futuro nel loro impiego presso Cargo. Mancano prospettive chiare soprattutto per i giovani, che temono di essere a breve trasferiti in un altro team, oppure in una località lontana o in un’altra funzione che, pur rispettando i criteri di ragionevole esigibilità previsti dal CCL, peserebbero non poco sulla loro vita privata. 
A mancare sono anche le prospettive di avanzamento: un macchinista Ai40 non può diventare B100, né un B100 seguire una formazione di macchinista B. Viene quindi da chiedersi come FFS Cargo voglia acquisire nuovi dipendenti motivati, se non è in grado di offrire loro un minimo di prospettiva.»

Vincent Bovier, delegato della sezione TS Romandia all’assemblea dei delegati della sottofederazione del personale tecnico di servizio (TS), macchinista B100 e formatore Cargo/Infra : le riorganizzazioni in corso presso Cargo generano una profonda incertezza presso collaboratrici e collaboratori. La ridefinizione dei ruoli, la perdita di riferimenti e il timore di vedere un’evoluzione negativa dei posti di lavoro destabilizzano la routine quotidiana e incrinano la motivazione e l’impegno. In mancanza di una comunicazione chiara e questi cambiamenti accentuano le tensioni interne e confermano l’impressione di vivere una «riorganizzazione permanente», percepita ormai da anni. Le continue ristrutturazioni hanno anche portato una cronica mancanza di personale, che a sua volta aumenta la pressione su chi resta, provocando una costante situazione di stress.
Dalla direzione mi aspetto ora che garantisca una comunicazione chiara, regolare e trasparente sulla visione, le priorità, le tappe e i benefici attesi, in modo da ridare un senso a queste ristrutturazioni. Occorre prestare attenzione alla coesione sociale tramite un riconoscimento delle competenze e curando un clima di fiducia. In altre parole, vorrei una direzione con delle visioni, ma anche vicina alle esigenze del fronte e sensibile a quelle di collaboratrici e collaboratori. 

Ewald Berchtold, membro della LPV Ticino e macchinista B a Bellinzona: nei miei 35 anni di macchinista sul Gottardo, ho dovuto assistere ad una continua diminuzione del traffico merci FFS. Dapprima, l’Open Access ha sottratto trasporti in alcune stazioni. Poi, 15 anni fa, vi è stata la suddivisione tra traffico merci nazionale e internazionale, che ha fatto lievitare i costi di produzione. In un primo tempo, vi era almeno uno scambio tra macchinisti nazionali e internazionali, ma da due anni è stata interrotta ogni collaborazione. I treni nazionali sono inoltre suddivisi tra quelli con aggancio digitale e automatico e quelli con gancio tradizionale e complica ulteriormente la produzione. A fine anno se ne andranno poi le otto coppie di treni che FFS Cargo conduce per conto di DB Cargo, nonché la maggior parte dei treni di trasporto combinato da e per Lugano Vedeggio e Cadenazzo. In questo modo, perderemo contributi alla copertura dei costi e sinergie. Il traffico a carri isolati sta diminuendo a causa degli aumenti di prezzo e ciò va a scapito del rendimento aziendale, in quanto molti costi sono fissi. Per mantenersi concorrenziale, la ferrovia deve avere un certo livello di offerta e di volumi di trasporto, poiché questa spirale discendente la porterà alla morte. E, per finire, FFS Cargo ha ricevuto un mandato di trasferimento dalla politica e non deve raggiungere subito le cifre nere. Prima dell’avvento di Muhm eravamo poveri, ma avevamo almeno dei clienti, che adesso invece stiamo vieppiù perdendo, andando verso il fallimento.

Philipp Hadorn, segretario sindacale e responsabile del Team Cargo presso il SEV: FFS Cargo ha scelto una volta ancora di limitarsi a reagire. Abbiamo nuovi responsabili, ma le idee sono rimaste quelle vecchie: semplificare la produzione, tagliare le prestazioni che non coprono i costi e tentare di scaricare costi sui clienti. Anche il proprietario si limita a reagire, concedendo un ulteriore contributo finanziario e sottoponendolo alla condizione di portare il settore a coprire i costi entro pochi anni. Dal canto loro, le FFS sembrano indicare a FFS Cargo di volersi concentrare sui compiti redditizi del gruppo e l’UFT promuovere l’idea della concorrenza in un settore che non ha mai saputo promuovere innovazioni a lungo termine. Sarebbe veramente ora di parlarci chiaro: il traffico a carri isolati non potrà mai raggiungere la copertura dei costi, ma continua a essere una componente fondamentale della politica di trasferimento voluta dal popolo. Occorrono quindi disposizioni di legge in favore del trasferimento, accompagnate da una struttura di prezzi equa e da un indennizzo dei costi. Abbandonare oggi precipitosamente (infra)strutture trascurate da anni, offerte e know-how sottoforma di posti di lavoro comporta una perdita irreversibile per i e le dipendenti, la logistic, la politica dei trasporti e tutto l’ambiente.

Thomas Giedemann, segretario sindacale competente per FFS Cargo in Ticino: G-enesis è un progetto portato avanti con improvvisazione, sia nei confronti del personale che dei clienti. Esempio il terminal di Cadenazzo. In maggio si annuncia la chiusura perché non redditizio, nonostante l’impianto sia saturo e il personale faccia salti mortali per soddisfare i clienti, in primis La Posta, che vi basa la logistica legata al vicino centro di lavorazione. I clienti apprendono la notizia dalla stampa. Qualche settimana più tardi viene comunicato che si sta trattando la cessione di Cadenazzo ai privati. E questi cosa saprebbero fare meglio? Niente, semplicemente il loro personale non ha il CCL FFS, che agli occhi della direzione di Cargo risulta essere un lusso. Ma non è tutto. FFS Cargo rifiuta traffici, come ad esempio quelli legati ai lavori per il secondo tubo autostradale del San Gottardo, senza pensare alle conseguenze sul personale. Dei macchinisti in Ticino restano senza lavoro? Nessun problema, possono trasferirsi a Nord delle Alpi, dove vi è mancanza di personale. Le FFS continuano a ripetere che si attengono al CCL. E ci mancherebbe altro! Ma ora è richiesta ulteriore responsabilità sociale.

Patrick Kummer, vicepresidente SEV, capo della comunità di trattativa con le FFS: la situazione presso FFS Cargo evidenzia le difficoltà attualmente poste al trasporto merci su ferrovia dalle condizioni quadro, quando la politica dovrebbe invece definirle in modo da consolidarne la posizione e la funzione ecologica e in favore dell’economia.
La priorità del SEV va alla protezione di collaboratori e collaboratrici. Il contratto collettivo di lavoro (CCL) offre certezze al settore confrontato con profondi cambiamenti. Siamo però preoccupati nel constatare che, oltre a know-how prezioso, vada smarrita anche buona parte dell’orgoglio professionale che per anni ha contraddistinto le colleghe e i colleghi di FFS Cargo. Componenti che potrebbero rivelarsi indispensabili per il futuro successo dell’azienda. 
Il trasporto ferroviario merci in Svizzera, e quindi anche FFS Cargo, deve avere una prospettiva. Politica e azienda hanno una responsabilità comune: i posti di lavoro e il know-how vanno tutelati, i dipendenti sostenuti e il futuro del trasporto merci garantito.

Nara Valsangiacomo, presidente dell’associazione Pro Alps: le FFS intendono ridurre drasticamente il trasporto merci su rotaia in Svizzera: l’autostrada viaggiante (RoLa) verrà chiusa anticipatamente, diversi terminal del traffico combinato verranno chiusi e anche il trasporto a carri singoli subirà una forte riduzione. Ciò significa che ancora più merci ricadranno dalla rotaia, l’alternativa più rispettosa dell’ambiente, alla strada: uno scandalo. Finora la politica è rimasta a guardare. Manca lungimiranza e il Consiglio federale e il Parlamento ignorano il mandato costituzionale di proteggere le Alpi dal traffico. Come ticinese, mi preoccupano anche le drastiche ripercussioni sul nostro Cantone e sul Mendrisiotto, sia per quanto riguarda l’aumento del traffico pesante in una regione già fortemente colpita, sia per la notevole perdita di posti di lavoro. Insieme alla popolazione, abbiamo lanciato un segnale contro questa drastica riduzione delle FFS con la manifestazione di protesta del 29 agosto. È giunto il momento di agire affinché le Alpi non siano travolte da un’ulteriore ondata di camion.

Markus Fischer

A colloquio con il Consigliere federale Albert Rösti

Dopo l’impressionante intervento dei collaboratori di Cargo al Congresso SEV, alla presenza del consigliere federale Rösti, e altre attività che hanno messo in evidenza i rischi per FFS Cargo, si sono tenuti nel frattempo due colloqui con il consigliere federale Rösti e il suo team su questo tema così complesso. Ciò dimostra che anche il Consiglio federale e l’UFT sono consapevoli della gravità della situazione.