| Attualità / giornale SEV, Aggressioni e violenze contro il personale

Aggressioni (4): colleghi raccontano

Un pugno in faccia

Nell’ambito della campagna SEV «Stop alla violenza – più rispetto per il personale», i membri raccontano al Giornale SEV come hanno subìto e vissuto delle aggressioni. In questo episodio, un autista di bus narra di quando ha ricevuto in pugno in faccia durante la guida.

Un mercoledì sera, verso le 22.30, un passeggero sale sul bus guidato da Martin (il nome è stato modificato dalla redazione), passando dalla porta posteriore. Una passante bussa al finestrino di Martin e gli comunica che il passeggero, ubriaco, deve scendere in un determinato paese. Dopo la partenza, Martin ha l’impressione che il passeggero si stia addormentando, per cui a una fermata gli chiede dove esattamente deve scendere, in modo da poterlo, se del caso, svegliare per tempo. L’uomo sembra non aver capito la domanda e gli chiede a sua volta se ha da accendere. Martin risponde di no, poiché non fuma e gli ricorda che, in ogni modo, sul bus non è permesso fumare. L’uomo risponde con un tono polemico di non voler fumare. Dato che si è alzato dal proprio posto, Martin lo invita a sedersi, ma nemmeno in questo caso l’uomo dimostra di aver capito.

Martin torna al volante e riprende la corsa, ma vede nel retrovisore che l’uomo si alza di nuovo per chiedere a un’altra passeggera se ha da accendere. Nonostante la signora non risponda, ritorna al suo posto esclamando: «Ho trovato un accendino», senza però iniziare a fumare. Poco dopo, avanza di nuovo nel bus per piazzarsi vicino a Martin e colpirlo all’improvviso con un pugno in faccia. Dallo spavento, Martin frena bruscamente e l’uomo vola letteralmente contro il vetro anteriore, che si incrina. Il bus si ferma e Martin ricorda che «Circolavamo a circa 50 – 60 km/h, lungo la sponda del fiume». Appena riavutosi dalla caduta, l’uomo aggredisce di nuovo Martin, che tenta di difendersi e di allontanarsi il più possibile, aprendo la porta per scendere dal bus, mentre un altro passeggero tenta di calmare l’aggressore. Questi si aggrappa però agli abiti di Martin per poi cadere appena Martin riesce a scendere dal bus. Martin quindi risale e tenta di chiudere la porta, riuscendoci solo al quarto tentativo, poiché l’aggressore interrompe la fotocellula della porta. Rimasto all’esterno, l’uomo inizia a camminare avanti e indietro e dopo un paio di minuti sopraggiunge la polizia, allertata dagli altri due passeggeri. Anche nei confronti dei due agenti, l’uomo si dimostra piuttosto aggressivo, per cui viene ammanettato. Arrivano quindi altri due agenti e l’uomo viene finalmente condotto al posto di polizia, per smaltire i fumi dell’alcool in una cella. Successivamente la polizia lo interroga e avvia un procedimento penale a suo carico.

Pulsanti d’allarme inutili

Nel frattempo, è arrivato anche il capo di Martin, che abita nelle vicinanze e al quale Martin ha telefonato visto che, nonostante abbia attivato sia il pulsante per le aggressioni, sia quello d’emergenza, dalla centrale non era giunta alcuna reazione. Il capo assume quindi la guida del bus per portare i passeggeri a destinazione e lascia la sua auto a Martin, per permettergli di recarsi al pronto soccorso dell’ospedale regionale e farsi esaminare la testa, che gli fa un po’ male. Il medico diagnostica infatti una frattura dello zigomo e gli prescrive un esame più approfondito per stabilire la necessità di un intervento chirurgico. Martin resta nella sala d’aspetto e chiama la polizia, chiedendo un test dell’alcolemia, come da prassi in caso di incidenti, per tutelarsi da eventuali accuse di ubriachezza. Verso le 2 di notte, un agente lo sottopone al test dell’alito e lo interroga anche in merito all’aggressione. Finalmente, verso le 5, Martin può tornare a casa. Avendo solo dolori lievi, due giorni dopo riprende il lavoro. Poi ha due settimane di ferie, ma il secondo esame dello zigomo conferma la necessità di un intervento. Pochi giorni dopo viene operato in anestesia totale e tre giorni dopo può rientrare a casa con buone prospettive di guarigione.

Martin provvede affinché i dati del bus vengano rilevati prima della cancellazione, per prevenire eventuali accuse di eccesso di velocità da parte dell’aggressore.

Debriefing

Martin ha dato molta importanza al debriefing con i superiori per trarre insegnamenti dall’accaduto, e in quell’occasione ha indicato chiaramente di aspettarsi di ricevere aiuto una volta premuto i pulsanti di emergenza: «Per un autista, è molto gravoso temere di ritrovarsi da solo in queste situazioni». Quando è successo il suo caso, durante la notte, le chiamate d’emergenza erano dirottate al centralino di un’altra azienda, dove nella fattispecie sono state interpretate come falsi allarmi. Con quest’azienda è ora stato convenuto per iscritto che, in caso di emergenza, una persona deve imperativamente recarsi al bus. Inoltre, l’azienda intende d’ora in poi garantire un’assistenza legale immediata al personale coinvolto.

Martin sarebbe favorevole a dotare i conducenti di spray al pepe e apprezza che la gestione delle aggressioni venga trattata nella giornata annuale di formazione del personale viaggiante. Raccomanda inoltre a tutte le colleghe e tutti i colleghi di riflettere regolarmente a come potrebbero reagire in caso di aggressione: «Perché un’aggressione può arrivare dal nulla in qualsiasi momento». Nel suo caso, avrebbe forse dovuto chiedere preventivamente alla polizia di attendere il passeggero ubriaco nel villaggio X.

Per Martin è anche molto importante che l’azienda abbia ammonito formalmente l’aggressore con una lettera raccomandata informandolo che, in caso di recidiva, non verrebbe più trasportato. «È un segnale di considerazione verso il personale e ha un effetto preventivo», commenta Martin.

Questioni legali

Inizialmente Martin non è sicuro se, oltre al procedimento penale in corso, debba presentare anche una denuncia penale contro l’aggressore, per dare un segnale a nome di tutti i colleghi, non per ottenere un risarcimento finanziario. Tuttavia, né il suo datore di lavoro né il SEV o le loro assicurazioni di protezione giuridica lo sostengono in questo. Martin si sente quindi un po’ abbandonato e, dopo un colloquio con il servizio di consulenza alle vittime, conclude che non vale la pena impegnarsi personalmente in questa causa.

Franziska Schneider, responsabile del servizio legale del SEV, spiega: «Il SEV sostiene i propri membri nei procedimenti penali d’ufficio: in questi procedimenti, le persone interessate possono costituirsi parte civile e, a seconda dei casi, presentare anche delle richieste. Ciò può essere utile se successivamente si devono intentare eventuali azioni di risarcimento danni in un procedimento civile – e in tal caso il SEV avrebbe sostenuto Martin, se lo avesse desiderato. La comunicazione che le persone interessate intendono costituirsi parte civile viene effettuata direttamente tramite il modulo di denuncia per il reato perseguibile d’ufficio. La situazione è diversa, tuttavia, se le persone interessate desiderano intentare un’azione penale privata al di fuori del reato perseguibile d’ufficio, come previsto da Martin. In questo caso, l’attenzione non è più rivolta all’aggressione in sé, ma al comportamento dell’autore del reato nei confronti delle persone interessate, in particolare in caso di controquerela da parte dell’aggressore. Si tratta di diritto penale attivo, che non ha nulla a che vedere con il diritto del lavoro. Né il SEV né un’assicurazione di responsabilità civile, né tantomeno la Coop Multi sostengono un’azione legale di questo tipo.

A parte queste iniziali incertezze, Martin è stato comunque soddisfatto del sostegno ricevuto dal SEV.

Vuoto di memoria

Più tardi, Martin ha avuto la sorpresa di ritrovarsi l’aggressore sul bus, venuto a spiegargli di dover assumere farmaci che, combinati con l’alcol, provocano un «vuoto di memoria», per cui non ricorderebbe nulla. Senza giustificare l’aggressione, Martin accetta le scuse: «Apprezzo molto che abbia avuto il coraggio di scusarsi con me». Gli spiega comunque che, trattandosi di un reato perseguibile d’ufficio, il procedimento continuerà e che lui ritiene giusto così.

Markus Fischer